IPOCoach guida le aziende verso una quotazione di successo
Nata nel 2022, IPOCoach aiuta le aziende a prepararsi per la quotazione in Borsa e a valutare se l’IPO è la scelta giusta, offrendo coaching e supporto strategico. Ne abbiamo parlato con Fabio Brigante, Founder della società
Fondata nel 2022 da Fabio Brigante e Ornella Carleo, IPOCoach è una società di consulenza specializzata nelle IPO (offerte pubbliche iniziali). La sua missione è assistere le aziende nella valutazione e nel cogliere le opportunità della quotazione in Borsa.
Fornisce un servizio di coaching per aiutarle a definire la strategia necessaria per arrivare preparate al giorno della quotazione, coinvolgendo il team interno ed esterno per completare il processo e supportarle anche nella gestione delle relazioni tra la governance aziendale e il mercato dei capitali.
Di IPOCoach abbiamo parlato direttamente con Fabio Brigante che – dopo aver lavorato per oltre dieci anni in Borsa Italiana e avendo quindi avuto modo di conoscere da vicino i distretti industriali italiani, le loro particolarità e le ambizioni degli imprenditori, ma anche di vedere molte aziende che non riuscivano a raccogliere pienamente i benefici della quotazione – ha scelto di individuare un modello di consulenza per aiutare queste società ambiziose a sfruttare al meglio l’opportunità dell’IPO.
«Il nostro supporto – ci racconta – non si limita solo a raggiungere l’obiettivo dell’IPO, ma anche aiutare le aziende a prendere consapevolezza se questa sia o meno la strada giusta per loro. Fino ad oggi, abbiamo finalizzato tre quotazioni: Edil San Felice a settembre 2023, Yakkyo a dicembre 2023 e Next Geosolutions recentemente. Abbiamo anche avuto numerosi confronti con aziende che, dopo una valutazione approfondita con noi, hanno deciso di posticipare la quotazione per riflettere meglio su come strutturarsi e prepararsi adeguatamente».
Ma che cos’è un’IPO? «L’IPO è un’offerta pubblica iniziale – ci spiega Fabio Brigante – che consente a una società di raccogliere dei capitali su un mercato più ampio. Chi fa questo tipo di operazione ha delle ambizioni, vuole raccogliere capitali per crescere, vuole posizionarsi in modo diverso nei confronti di tutti i propri stakeholder, cercare quella visibilità, quella vetrina che consenta all’azienda di distinguersi rispetto al proprio settore di riferimento ed essere anche più attrattiva nei confronti di competenze che magari possono essere utili alla società.
Chi fa l’IPO può essere una Pmi, può essere una realtà di piccola dimensione, una grande azienda, un’azienda familiare storica o anche una nativa digitale, una realtà nata da pochi anni». Ogni IPO è quindi unica, non c’è un denominatore comune se non il desiderio di crescere dell’azienda.
La maggior parte delle imprese che intraprendono questo tipo di operazione lo fa per raccogliere capitali necessari allo sviluppo. Inoltre, quotarsi in Borsa per un’azienda significa raccogliere dei capitali che non dovrà poi restituire in quanto le azioni che vengono portate sul mercato vengono acquisite da investitori che diventeranno soci.
«L’azione può e viene spesso utilizzata come metodo di scambio – continua Brigante – in particolare per operazioni di M&A (non utilizzando a quel punto come contropartita la liquidità aziendale): facendo in questo modo si ottiene un maggior commitment da parte della controparte perché a quel punto diventa socio di minoranza di quell’azienda».
Un altro vantaggio risiede nel fatto che un’azienda quotata può essere più attrattiva rispetto alle altre e, di fatto, diventa più facile poter immaginare realtà che vogliono entrare a far parte del suo gruppo. Molte società che si quotano, infatti, sono spesso realtà che fanno parte o di nicchie di mercato o di mercati molto grandi, dove però non ricoprono una posizione di leadership.
La quotazione viene sfruttata per diventare società leader di mercato o comunque realtà che possono avere una quota di mercato rilevante. «Così come per chi ha un progetto di internazionalizzazione – racconta il Founder di IPOCoach –. Per chi lavora principalmente con comunità o con stakeholder importanti, lo status di azienda quotata viene visto sicuramente con grande interesse. Questo potrebbe portare anche a benefici commerciali.
Sono svariati i vantaggi da questo punto di vista, ci sono tanti esempi di piccole società che grazie alla quotazione sono riuscite anche ad “accaparrarsi” figure da competitor, cosa che probabilmente prima non era semplice. Sono molti gli esempi di manager qualificati che lasciano leader di mercato per seguire i progetti di società quotate grazie alla dinamicità dei progetti, alla visibilità e all’uso delle azioni come strumento di incentivazione. Ancora, con la quotazione si diversificano le fonti di finanziamento e si riequilibra la struttura patrimoniale della società».
Quotarsi in Borsa, però, non presenta solo benefici per un’azienda. Si possono riscontrare anche degli svantaggi, ma – come suggerisce Brigante – dipende tutto dal punto di vista che si sceglie di adottare:
«Per quotarsi in Borsa è necessario fornire una informativa dettagliata, aspetto che potrebbe essere considerato uno svantaggio. Tuttavia, bisogna sempre bilanciare attentamente ogni aspetto, favorevole e non favorevole. Se raccogliendo capitale un’azienda diventa più attrattiva od ottiene più risorse, è chiaro che sarà necessario fornire una rendicontazione che vada oltre il bilancio, includendo tutte le informazioni che possono influenzare il valore dell’azione.
È necessario avere una governance diversa: la quotazione implica dotarsi di un consiglio di amministrazione con almeno un consigliere indipendente, che deve essere gestito e utilizzato in modo coerente con gli obiettivi aziendali, per una società familiare questo non è detto che sia un passo semplice. Ci sono degli obblighi nei confronti del mercato che, per una piccola o media impresa, possono inizialmente sembrare restrittivi nella gestione quotidiana. Tuttavia, questo tipo di “svantaggio”, se gestito bene, può trasformarsi in un vantaggio significativo rispetto ai competitor, poiché l’azienda comincia a ragionare in modo completamente diverso».
Resta comunque il fatto che l’IPO non è una scelta adatta a tutti, ma uno strumento per pochi. In Italia ci sono oltre 400 aziende quotate, ma rispetto a un milione circa di partite Iva di società di capitali. L’obiettivo è quello di aumentare il numero di aziende quotate, ma queste devono comunque possedere caratteristiche distintive, sia formali (rispettare requisiti di regolamento) che sostanziali (elementi distintivi e ragioni valide per quotarsi in borsa).
«Il nostro ruolo – afferma Brigante – è aggiungere valore nel processo di valutazione dell’azienda, aiutandola a capire cosa la rende diversa e come può soddisfare i requisiti necessari. Vogliamo colmare il divario tra l’imprenditore entusiasta del progetto di quotazione e la realtà che affronta una volta quotato.
Spesso, dopo la quotazione, l’imprenditore si trova isolato, mentre è fondamentale coinvolgere l’intera governance, compresi amministratori e manager. Interveniamo molto tempo prima del percorso di IPO, anche un anno prima, per preparare la società all’esecuzione dell’operazione.
Questo include formare la società su come verrà svolta l’operazione, chi saranno gli attori coinvolti, le modalità di intervento e anticipare eventuali problematiche future. Il nostro obiettivo è creare consapevolezza del processo e di come la società dovrà comportarsi una volta quotata. Crediamo che, investendo tempo in questa preparazione, la società potrà beneficiare maggiormente dello status di azienda quotata».
Non bisogna dimenticarsi, però, che stiamo vivendo un momento particolare in cui l’interesse per il mondo dei capitali è sempre molto forte, ma lo scenario dei tassi alti ha scoraggiato e aiutato meno aziende del previsto. «Credo che la Borsa, però, sia un tipo di percorso che obbliga un’azienda a riflettere profondamente sulle proprie ambizioni e sugli obiettivi a lungo termine.
Quando un’azienda si quota deve confrontarsi apertamente con il mercato, ricevendo feedback continuo dagli investitori, dagli analisti e da altri stakeholder. Questo confronto è trasparente, aperto e regolamentato, il che offre diversi vantaggi tutelando sia i fondatori della società che gli investitori», conclude Brigante.
Fonte: https://lombardiaeconomy.it/ipocoach-guida-le-aziende-quotazioni-in-borsa/